La grandezza di Richard Ihetu, meglio noto come Dick Tiger – da molti considerato il miglior pugile africano di ogni epoca - non è legata soltanto alle straordinarie gesta sportive, ma anche alle vicende storico-politiche che hanno insanguinato, negli anni ’60, il suo Paese d’origine, la Nigeria, e che lo hanno visto attivamente impegnato praticamente fino alla morte, avvenuta, nel 1971, da esule in patria, quando aveva solo 42 anni. A 34 anni di distanza, la vita e le gesta dell’ex campione del mondo dei medi e dei mediomassimi sono state accuratamente ricostruite in una straordinaria biografia di Adeyinka Makinde (“Dick Tiger: The Life and Times of a Boxing Immortal”, 312 pagg., $ 18,95).
Il principale merito del ponderoso ed accurato lavoro di ricerca effettuato da questo scrittore nigeriano – un professore di giurisprudenza che, al pari di Tiger, si è trasferito in giovane età in Gran Bretagna dove tuttora risiede - è stato quello di rettificare alcune imprecisioni che da sempre accompagnavano le biografie del suo illustre connazionale.
Attraverso il minuzioso esame dei numeri d’epoca del “Nigerian Daily Times”, Makinde smentisce, in particolare, la conquista del titolo nigeriano da parte di Tiger prima del suo trasferimento a Liverpool. Il pugile originario del villaggio di Amaigbo - che più tardi sarebbe diventato il quarto della storia (dopo Ketchel, Zale e Robinson) capace di riconquistare il titolo dei medi - non avrebbe, infatti, mai battuto il connazionale Tommy West, contro il quale, peraltro, si sarebbe misurato tre volte (e non due, come comunemente sostenuto), tra il dicembre 1952 ed il gennaio 1954, uscendo sconfitto in tutte e tre le occasioni.
Non solo. Secondo la ricostruzione di Makinde, Tiger avrebbe sconfitto solo una volta tale Koko Kid (e non due); ne consegue che il numero di incontri ufficiali da lui complessivamente disputati, pari ad 81, deve più correttamente annoverare 59 vittorie (e non 61), 19 sconfitte (e non 17) e 3 pareggi.
L’autore dà poi notizia di alcuni match di esibizione disputati da Tiger nel proprio Paese d’origine nel 1959 di cui, fino ad oggi, esistevano notizie molto frammentarie.
Al di là di queste opportune precisazioni, il volume ricostruisce in modo minuzioso le varie fasi della vita di questo straordinario campione: dall’infanzia in Nigeria (allora colonia britannica) segnata dalla morte prematura del padre e dall’influenza derivatagli dallo stile di vita frugale e parsimonioso dell’etnia degli Igbo, alla sua iniziazione alla boxe, avvenuta solo dopo la nascita, nel 1949, del Nigerian Boxing Board of Control, passando per il difficile periodo di adattamento vissuto in Gran Bretagna, dove venne scaricato dal manager Peter Banasko per il suo rendimento tutt’altro che esaltante, fino alla conquista del titolo del Commonwealth ed al trasferimento nella Mecca del pugilato, New York, sotto le abili cure degli influenti Wilfred “Jersey” Jones (editore associato della rivista “The Ring”) e Lew Burston (rappresentante del Madison Square Garden).
Proprio in quegli anni, Tiger divenne uno strenuo ed orgoglioso sostenitore della secessione del Biafra dalla Repubblica nigeriana, avvenuta il 30 maggio del 1967. Eletto luogotenente ad honorem del proprio esercito, rinnegò, infatti, pubblicamente la propria cittadinanza (pretendendo di essere presentato, prima dei suoi match, come “Dick Tiger of Biafra”), sostenendo a gran voce la causa del suo popolo su tutti i mass-media degli Stati Uniti e devolvendo gran parte dei propri guadagni all’acquisto del cibo e dei medicinali necessari per aiutare i propri "fratelli" martoriati dalla durissima repressione operata dalle milizie nigeriane.
Nel mese di luglio 1971 gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni e, dopo aver ricevuto assicurazione dal governo nigeriano, che al ritorno in Patria gli sarebbe stata risparmiata la vita (la ribellione del Biafra era stata, nel frattempo, sedata nel sangue nel gennaio 1970), potette finalmente rientrare nel proprio Paese d'origine dove morì, all’età di 42 anni, il 15 dicembre del 1971.
Il volume di Adeyinka Makinde, scritto in lingua inglese, deve certamente essere annoverato tra le migliori biografie pubblicate negli ultimi anni su un protagonista della "noble art". Può essere acquistato rivolgendosi all’editore (publish@wordassociation.com) o direttamente via Internet, tramite carta di credito, cliccando QUI.
Articolo di Paolo Consiglio (2006)
MondoBoxe.com. Italia
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